Quando nel futuro la tecnologia supererà i confini della vita, trovare qualcosa di tangibile a cui rimanere legati è difficile. Alessandra deve compiere una scelta difficile a seguito di un incidente mortale in moto. La sua decisione di salvare la vita del suo compagno trasferendo la sua coscienza in un corpo artificiale.
Questo piccolo gesto però renderà la vita di Alessandra un inferno. Inizierà infatti a sospettare che anche il suo corpo sia stato sostituito, su scelta della sua famiglia che forse le sta nascondendo questa verità. Inizia così un’indagine sfrenata, che non le fa risparmiare alcun mezzo, per cercare prove dell’autenticità del suo corpo. Questo diventa il fulcro centrale della vicenda, che si interroga sul valore del corpo, sull’identità e sull’umanità stessa.
Peccato che Alessandra sia una protagonista insopportabile. E’ una donna tormentata dal dubbio di aver perso il suo corpo originale e di vivere solo come una copia sintetica. Come se il suo essere viva fosse basato solo sul suo corpo in carne e ossa. Ogni sua mossa ci lascia un senso di disagio, sottolineato anche dalla scrittura asciutta e diretta del libro. La narrazione, infatti, è incentrata sui pensieri della protagonista. Non ci sono descrizioni del corpo di Alessandra o di altri personaggi, ma si basa soprattutto sulle sensazioni.
Il mondo descritto non sembra essere in futuro molto distante, ma il progresso scientifico sembra aver fatto passi da gigante per eludere la morte. Sembra quasi una distopia, in cui il corpo umano non ha più valore e diventa un oggetto sostituibile. Il racconto mette al centro la concezione tradizionale del corpo. Non è più l’unico strumento per esplorare la vita, anzi si può cambiare senza problemi. Rimane la domanda di fondo su cosa accada ai corpi feriti, malati o compromessi. Con una tecnologia che permette di creare copie sintetiche indistinguibili dall’originale, il corpo reale che senso ha?
Cronache di Betelgeuse 